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Produzione letteraria e studi bibliografici
J.R.R. Tolkien è noto soprattutto per le opere narrative come Lo Hobbit, nato come favola per i figli ma inserito nel quadro di un’epica molto più vasta di cui Il Signore degli Anelli è la parte più celebre. Il Silmarillion, la cornice storica dell’universo letterario, vide la luce solo come opera postuma: fu Christopher Tolkien a completarlo e in seguito curare la pubblicazione della serie di “storie” della Terra di Mezzo basate sugli appunti di suo padre e vari manoscritti incompiuti. Ma J.R.R. Tolkien, oltre ad essere uno dei principali scrittori del secolo, fu un brillante filologo e studioso delle lingue germaniche antiche, traduttore e critico. Gli si deve infatti una traduzione della Bibbia di Gerusalemme e la cura di alcune voci per l’Oxford English Dictionary. Le sue opere di traduzione e critica comprendono anche opere come Sir Gawain and the Green Knight e Beowulf. Per questo la ricerca bibliografica sul suo corpus letterario, che ha impegnato diversi studiosi nell’arco degli ultimi decenni, è tuttora lungi dal potersi dire terminata: ci sono ampi margini per ulteriori approfondimenti.
Le opere principali
Chi ancora non conosce i temi e le trame dei libri del Professore ne troverà i riepiloghi in questa sezione, utile anche per facilitare ricerche per argomento [Alla pagina]
Critici e commentatori
Sin dalla loro uscita le opere di Tolkien hanno continuamente stimolato critici e studiosi ad approfondirle, con esiti alterni ma dando vita a vivaci dibattiti. [Alla pagina]
Bibliografia essenziale
Redigere un elenco completo di tutto ciò che J.R.R. Tolkien ha scritto è impresa non ancora compiuta da nessuno: abbiamo raccolto almeno le informazioni sui titoli per cui si hanno dati certi. [Alla pagina]
Bibliografia secondaria
J.R.R. Tolkien ha ispirato un numero di saggisti e commentatori sempre crescente: i “libri di Tolkien” sono tanti, ma i “libri su Tolkien” crescono in modo esponenziale. [Alla pagina]
Studi bibliografici
Cosa significa affrontare le opere di Tolkien in modo critico? Diamo qui alcune indicazioni di metodo e qualche esempio di sintesi e commento riguardo gli scritti più e meno noti del Professore. [Alla pagina]
«Non sembra pacifico che il gusto antico sostenga e confermi il gusto moderno tanto quanto si è voluto credere. E io, in ogni caso, ho al mio fianco l’autore del Beowulf: un uomo più grande di molti di noi. Non conosco un periodo nella letteratura nordeuropea in cui solo un genere venisse stimato: vi era spazio per il mito e per la leggenda eroica, e anche per la mescolanza dei due generi. E per quanto riguarda il drago: per quel che ci è dato conoscere di questi antichi poeti, sappiamo questo: il principe degli Eroi del Nord, supremamente memorabile – hans nafn mun uppi me∂an veröldin stendr [«Il suo nome vivrà fintantoché durerà il mondo»] – era un uccisore di draghi. E la sua impresa più celebrata, da cui in norreno ha ottenuto il titolo di Fàfnisbani [«uccisore di Fafnir»], fu l’uccisione del principe dei draghi leggendari. Sebbene ci sia evidentemente una considerevole differenza tra la tarda versione norrena e la forma anticoinglese della storia cui si allude in Beowulf, vi erano già queste due componenti principali: il drago, e la sua uccisione come il principale dovere del più grande degli eroi – he wæs wreccena wide mærost. [Beowulf, v.v898, «in lungo e in largo fu lui (Sigemund) il più celebre degli eroi»]. Un drago non è una fantasia oziosa. Quali che possano essere le sue origini, nella realtà o nell’invenzione, nella leggenda il drago è una potente creazione dell’immaginazione, più ricca di significato che il suo tumulo d’oro. Anche oggigiorno (a dispetto dei critici) si possono trovare uomini non ignari della leggenda tragica e della storia, che hanno sentito parlare di eroi o li hanno visti davvero, e che nonostante questo sono stati presi dal fascino del mostro: più di un poema recente (dal momento che Beowulf è fuggito un poco dal dominio degli studiosi delle origini verso quello degli studiosi di poesia) è stato ispirato dal drago di Beowulf; nessuno, per quanto ne so, da Ingeld figlio di Froda».
(J.R.R. Tolkien, Beowulf: mostri e critici: in Il Medioevo e il Fantastico, a cura di G. De Turris, trad. di C. Donà, Milano-Trento, Luni Editrice, 2000)