A chi dobbiamo le opere che ci ispirano

Tutto ebbe inizio a opera di un professore universitario di Oxford, che passò gran parte della vita a scrivere storie e leggende che in gran parte leggeva e narrava ai suoi figli: di questi, il terzogenito si dedicò alla loro cura e rifinitura. Questo sito è dedicato a loro e allo straordinario dono che hanno fatto all’umanità e al patrimonio letterario mondiale, un corpus letterario ineguagliabile di cui i titoli più celebri sono senza ombra di dubbio Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e Il Silmarillion. Ma questi libri, cuore pulsante del ciclo ambientato nella Terra di Mezzo, non sono i soli che vale la pena conoscere e approfondire: a essi e a sviscerarne quanti più aspetti possibile è dedicata gran parte di questo sito, ma la produzione tolkieniana abbraccia un orizzonte più vasto. Su di esso vi invitiamo a posare lo sguardo, viaggiando con noi alla loro (ri)scoperta.

John Ronald Reuel Tolkien

Appassionato di lingue antiche e moderne, filologo, docente a Oxford, subcreatore di mondi: chi è l’uomo che ha generato un fenomeno planetario [Alla pagina]

Christopher John Reuel Tolkien

Designato erede del patrimonio letterario del padre, ha dedicato la vita alla cura e pubblicazione di note e opere inedite di cui disponiamo solo grazie a lui [Alla pagina]

La famiglia Tolkien

La genesi delle opere tolkieniane è strettamente collegata alla storia del loro autore, che a sua volta è strettamente legata alla storia dell’intera famiglia: ne diamo perciò una sintesi. [Alla pagina]

Gli Inklings

J.R.R. Tolkien fu membro di vari gruppi culturali, ma il più celebre è senza dubbio quello degli Inklings: scopriamo chi erano gli altri, dove si riunivano e quale influenza ebbe sulle opere. [Alla pagina]

Cronologie

In aggiunta alla biografia estesa, offriamo un elenco in ordine cronologico di avvenimenti e pubblicazioni per semplificare la ricerca di un particolare evento. [Alla pagina]

«Ma la storia del ragazzino con la sua conclusione in apparenza triste e poi l’improvviso inaspettato lieto fine mi ha profondamente commosso […]. E all’improvviso mi sono reso conto di cosa si trattasse: proprio quello che avevo cercato di scrivere e spiegare nel saggio sulle fiabe che vorrei tanto che tu avessi letto e che anzi ti manderò. Per questa situazione ho coniato la parola “eucatastrofe”: l’improvviso lieto fine di una storia che ti trafigge con una gioia da farti venire le lacrime agli occhi (che io argomentavo essere il sommo risultato che una fiaba possa produrre). E nel saggio esprimo l’opinione che produce questo effetto particolare perché è un’improvvisa visione della Verità, il tuo intero essere legato dalla catena di causa ed effetto, la catena della morte, prova un sollievo improvviso come se un anello di quella catena saltasse. Si intuisce che così è fatto il Grande Mondo per il quale è fatta la nostra natura. E concludevo dicendo che la Resurrezione è la più grande “eucatastrofe” possibile nella più grande Fiaba […]. Naturalmente non voglio dire che i Vangeli raccontano solo fiabe; ma sostengo con forza che raccontano una fiaba: la più grande. L’uomo, narratore, deve essere redento in modo consono alla sua natura: da una storia commovente. Ma dato che il suo autore è l’artista supremo e l’autore di tutta la realtà, questa storia è fatta per essere vera anche al primo livello. […] Per venire a cose meno importanti: mi resi conto di aver scritto una storia che vale con Lo Hobbit, quando leggendola (dopo che era abbastanza maturata perché me ne staccassi) provai improvvisamente in modo intenso l’emozione “eucatastrofica” all’esclamazione di Bilbo: “Le Aquile! Stanno arrivando le Aquile!” […] E nell’ultimo capitolo dell’Anello che ho appena scritto spero che noterai, quando l’avrai ricevuto (sarà presto in viaggio) che la faccia di Frodo diventa livida e Sam si convince che è morto, proprio quando Sam rinuncia a sperare».

(J.R.R. Tolkien, lettera n° 89 del 7 novembre 1944 a Christopher Tolkien: in La realtà in trasparenza. Lettere, a cura di C. Tolkien e H. Carpenter, trad. di C. de Grandis, Milano, Rusconi, 1990)